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martedì 30 dicembre 2008

LA CRISI LA PAGHI CHI L'HA CAUSATA!

Dibattito Pubblico sulla crisi economica.

VENERDI’ 09 GENNAIO 2009
- ORE 20.30 -

SUSEGANA CENTRO SOCIALE “CASA DEL VIVAIO” (VICINO LA CHIESA)

L’ATTUALE GRAVE CRISI ECONOMICA E FINANZIARIA NON E’ PIOVUTA DAL CIELO. E’
LA CONSEGUENZA DI TRE DECENNI DI POLITICHE ECONOMICHE TANTO INGIUSTE
QUANTO FALLIMENTARI. ANNI IN CUI SI E’ PRECARIZZATO IL LAVORO, DIMINUITO IL
POTERE D’ACQUISTO DEI SALARI, SI SONO RIDOTTI I DIRITTI SOCIALI: ALLA CASA, ALLA
SALUTE, ALLA PENSIONE. ANNI IN CUI SI E’ DETTO CHE LO STATO DOVEVA RITRARSI
DALL’ECONOMIA, CHE PRIVATIZZAZIONI E LIBERALIZZAZIONI AVREBBERO PORTATO
BENEFICI PER TUTTI.
ORA CHE LA CRISI E’ ESPLOSA SI PARLA DELLA NECESSITA’ DELL’INTERVENTO PUBBLICO.
MA IL GOVERNO BERLUSCONI, D’ACCORDO CON CONFINDUSTRIA, TROVA LE RISORSE
SOLO PER SALVARE LE BANCHE E LE SUE POLITICHE ANTIPOPOLARI PEGGIORANO LA
SITUAZIONE SOCIALE, LA RECESSIONE E LA CRISI ECONOMICA.
PARTECIPERANNO AL PUBBLICO DIBATTITO

- AUGUSTIN BREDA (Direzione Nazionale FIOM)
- NICOLA ATALMI (Consigliere Regionale PdCI)
- GIANLUIGI PEGOLO (Segreteria Nazionale PRC)


- PARTECIPATE NUMEROSI -




:
Circoli del Coneglianese
Partito della Rifondazione Comunista
Partito dei Comunisti Italiani

giovedì 31 luglio 2008

Guardare oltre

Ci sono state volgarità straordinarie in questo congresso ma, per i quasi 38 anni di militanza comunista della mia vita, posso dire che vale guardare l’orizzonte. Difficilmente mi sono lasciato invischiare in un decadimento che è indicativo dei problemi che ha la sinistra, la nostra comunità, la società italiana.
Ho vissuto questo congresso come un compimento della sconfitta che ha riguardato la sinistra in Italia, come la conseguenza di quella sconfitta, come un arretramento culturale.
Ho sentito nel dibattito toni espliciti di plebeismo. E siccome sono stato educato alla cultura comunista da vecchi braccianti poveri e analfabeti, che della lotta contro il plebeismo culturale facevano la cifra del loro essere comunisti, sento un arretramento. Questa comunità ha scelto un’altra strada. Quella della maggioranza ricercata nelle alchimie che non hanno respiro, non prefigurano prospettiva e non danno un gran futuro al nostro partito.
Ha vinto una maggioranza costruita grazie a un gioco, un guazzabuglio di mozioni di minoranza, un fardello di reazioni di pancia che consente a quattro mozioni, molto diverse tra loro, di coalizzarsi contro quella che ha guadagnato la maggioranza relativa. Dove il collante è l’ambiguità e un equilibrismo semantico.
Il congresso è stato una battaglia importante, appassionante e dura che si conclude con un esito che è un colpo duro per Rifondazione e per la sinistra tutta. Non è un colpo mortale ma una battuta d’arresto e non intendiamo abbandonare la battaglia. Che non è un equilibrio di potere in Rifondazione ma la ricostruzione di una sinistra che parla al paese. I compagni della mia mozione non intendono lasciare neanche per un attimo e per un millimetro Rifondazione Comunista.
I compagni e le compagne della mia mozione, oggi l’area politico culturale “Rifondazione per la sinistra”, vogliono perseguire la ricostruzione della sinistra, rivolgendosi alla sinistra diffusa, alle forze organizzate sul territorio, ai protagonisti delle lotte sociali, alle donne e agli uomini che credono che in Italia di una sinistra di popolo e all’altezza del tempo presente ci sia un gran bisogno. Intendiamo costruire una vasta e ricca mobilitazione permanente alle destre che dia prospettiva alla mobilitazione sociale e contemporaneamente vogliamo sostenere la nostra idea di politica e di sinistra all’interno del partito.
Dalla sconfitta ripartiamo, per nulla scoraggiati, con un alto senso di responsabilità verso coloro che a noi guardano con attenzione, verso i nostri iscritti, i nostri militanti.
Convinti che in questa sconfitta ci sia il seme buono per il futuro!

Nichi Vendola

domenica 2 settembre 2007

Comunicato delle/dei Giovani Comuniste/i in risposta all'appello del Coordinamento 25 Aprile




Noi Giovani Comunisti della federazione di Treviso, fermamente convinti della pericolosità e antidemocraticità di formazioni neofasciste come Forza Nuova, rispondiamo favorevolmente all’appello del Coordinamento 25 Aprile.

Riteniamo infatti opportuno mobilitarsi in maniera decisa per dimostrare che simili retaggi, propri di un’ideologia che la storia ha già condannato, non possono essere tollerati in una società civile e democratica.

Purtroppo, ogni giorno di più, vengono concessi spazi e agibilità politica a gruppi o singoli che fanno leva sul razzismo e l’omofobia striscianti nel nostro territorio.

L’impegno per cambiare questo stato di cose deve essere trasversale e per questo ci auguriamo che domenica 9 Settembre 2007 l’intera comunità di Montebelluna manifesti con tutti noi il proprio dissenso, perché la lotta al fascismo non è una questione di colore politico ma di dignità umana.



Resistenza ora e sempre!

Giovani Comuniste/i della Federazione provinciale di Treviso
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea


Per leggere l'appello clicca QUI

giovedì 23 agosto 2007

Dopo il 20 ottobre o si cambia o si...muore

Intervista a Giuliano Pisapia

Il giurista scende in piazza e propone: «La sinistra individui dei punti dirimenti del programma.Prodi se ne faccia carico entro aprile, anche con la fiducia. Rompe chi non rispetta gli accordi»

La mobilitazione del 20 ottobre è «estremamente importante», ma soprattutto deve essere intesa come un punto di non ritorno nel rapporto tra sinistra e governo. Giuliano Pisapia aderisce alla mobilitazione lanciata Liberazione e il manifesto con un'idea molto precisa: «Per i numeri risicati dell'Unione al Senato, ormai è chiaro che il programma dell'Unione non potrà trovare applicazione nella sua interezza. Quindi - ragiona il giurista, ex parlamentare del Prc - prima del 20 ottobre le sinistre devono individuare almeno 5 o 6 punti del programma che il governo deve farsi carico di concretizzare, senza compromessi al ribasso. Se ne deve far carico lo stesso Prodi, nel caso di resistenze interne all'Unione, anche a costo di presentarli in Parlamento con la fiducia. Altrimenti...».

Altrimenti si rompa con il governo?

Se c'è determinazione sui punti programmatici, un'eventuale rottura, che non auspico, sarà responsabilità di Prodi o di chi nella maggioranza ostacola l'applicazione del programma. Il governo ha posto la fiducia su tanti provvedimenti e la sinistra, pur non essendo completamente convinta su molti di questi provvedimenti, ne ha consentito l'approvazione in Parlamento. Perchè non si può fare lo stesso per alcuni punti programmatici che regolarmente o non vengono approvati in consiglio dei ministri oppure vengono annacquati o abbandonati in Parlamento o addirittura dimenticati in qualche cassetto ministeriale? E' per questo che il popolo della sinistra, che scenderà in piazza il 20 ottobre, è profondamente deluso. Se dopo la manifestazione non ci sarà una svolta vera, questo popolo si allontanerà anche dalla stessa sinistra perchè non ne può più dei proclami: vuole i fatti.

Quali sono per te i punti dirimenti del programma da applicare?

Faccio alcuni esempi. Primo: droga. Non è possibile che dopo un anno e mezzo di legislatura sia ancora in vigore una legge liberticida, la Fini-Giovanardi, approvata con un decreto legge e con la richiesta di fiducia. Secondo: precariato, pensioni. Su questi temi il compromesso raggiunto è deludente ma c'è addirittura il rischio che venga peggiorato in Parlamento: non si può cedere oltre. Terzo: la legge Cirielli. Ma come? Per una volta magistrati e avvocati sono d'accordo, è una legge contro la quale l'opposizione al governo Berlusconi ha dato battaglia, una legge che ha prodotto crepe nello stesso centrodestra, ma la modifica è bloccata. Incredibile. Quarto: casa. L'emergenza può essere risolta in maniera molto semplice: riducendo le spese militari e convogliandole sulle politiche abitative. Non includo le unioni di fatto perchè purtroppo non ci sono speranze che vengano concretizzate: nel programma non ci sono, l'Unione ha fatto una cavolata a dare ascolto ai centristi. Poi ci sono decisioni prese o avallate dal governo e difficili da accettare proprio perchè non derivavano dalle difficoltà del voto parlamentare, ma erano l'espressione di una precisa volontà politica: l'ampliamento della base Usa di Vicenza e la promozione dei responsabili delle violenze e della cancellazione delle garanzie democratiche durante il G8 di Genova. E' inaccettabile che, dopo una manifestazione come quella del 17 febbraio a Vicenza, Prodi dica che la base si farà. Ecco: non si può andare avanti così anche dopo il 20 ottobre. Si trovi l'unità a sinistra su alcuni punti del programma e si lavori per la loro applicazione senza cedimenti.

L'unità la sinistra ha difficoltà a trovarla anche sul 20 ottobre. Nonostante moltissime adesioni individuali dei suoi, Mussi continua a nutrire riserve. Come puoi pensare che si trovi l'unità sulla questione droghe, per esempio?

Bisogna essere realisti. La sinistra deve avere la consapevolezza che dopo la manifestazione non si può continuare così come è andata finora. Se si invita chi ha votato per Prodi ed è deluso a manifestare, dopo non si può scendere a compromessi in Parlamento. Altrimenti, si abbia il coraggio di riflettere sull'opportunità di organizzare una manifestazione...

Il Prc ha pensato di consultare il proprio popolo sulla permanenza al governo. Che ne pensi?

La necessità di un referendum del genere è superata dalla stessa mobilitazione. Nonostante i distinguo dentro Sinistra Democratica, la partecipazione sarà ampia e questo servirà a cambiare la prospettiva: deve cambiare i rapporti di forza. Non c'è bisogno di una consultazione di popolo: la verifica arriverà subito, ma la sinistra deve essere determinata. Se i punti programmatici individuati continueranno a non essere rispettati, la responsabilità di un'eventuale rottura non sarà della sinistra, ma di chi ostacola l'attuazione del programma.

Quanto tempo ci diamo per questa "verifica"?

La stessa Finanziaria potrà dare molte indicazioni. Nei successivi tre-quattro mesi si dovrà dare attuazione alle priorità individuate nel programma su stato sociale, lavoro, precarietà. Ma non si può andare oltre aprile. Si può, se si vuole: il Parlamento ha appena approvato in poco tempo provvedimenti importanti con il voto di fiducia, la riforma della giustizia per esempio. Mi spieghino perchè non si può fare la stessa cosa per le priorità sociali ed economiche così come sono scritte nel programma. Il popolo di sinistra, che, deluso, è ancora disposto a mobilitarsi, un domani potrebbe non rispondere più. Questa potrebbe essere l'ultima chance. La sinistra deve saper uscire dalla tenaglia in cui qualcuno dell'Unione la vuole stringere.

mercoledì 1 agosto 2007

PRC: RISCHIO DI SOCIALDEMOCRATIZZAZIONE

di Fosco Giannini

«...Voglio affrontare in particolare due temi politici. Il primo: qual è il giudizio sul Partito democratico?Non è irrilevante. Spesso sento parlare di sinistra riformista e sinistra alternativa. Veltroni come Segolene? Non sono d’accordo. Noi siamo usciti, non siamo entrati nel piddì perché riteniamo che sia un partito neocentrista. Discutiamone. Sono evidenti le implicazioni: se pensiamo che Veltroni sia come Segolene, lo spazio che ci rimane è quello della sinistra alternativa. E segnalo che in Francia è già stata travolta. Se invece pensiamo che il piddì sia un partito neocentrista, l’esigenza che si pone alla sinistra italiana è di altro genere. E ancora: affrontiamo la questione del socialismo europeo. Non chiedo di aderire al Pse. Tutto da buttare? Ragioniamo. Io ho fatto una scelta socialista e socialdemocratica nell’89. Voglio che ci sia dibattito. Mezzo secolo di storia non è servito a niente? Cos’è oggi il Pse, come è cambiato? Tutto questo è importante, così come è importante fare un partito, perché serve un partito della sinistra italiana. Certo, al nostro interno ci sono identità culturali diverse ed è giusto che ne sia tenuto conto, ma attenzione a parlare di federazione. Perché va tutto bene, ma se fare una federazione significa assemblare i ceti politici, non avremo ottenuto un grande risultato. E se ci dobbiamo provare, proviamoci fino in fondo». (Cesare Salvi, da Liberazione del 26 luglio)

Questo passaggio dell’intervista di Frida Nacinovich a Cesare Salvi (su Liberazione di giovedì 26 luglio) è – a mio avviso – particolarmente significativo e disvelante.
Cosa dice Salvi?

1) Il Partito Democratico è una forza neocentrista, non è una sinistra riformista. E Veltroni non è come Segolene. Dunque: a sinistra del Partito Democratico, occorre far nascere una forza di sinistra riformista (con le idee della socialista francese Segolene) non una sinistra d’alternativa (nemmeno una sinistra d’alternativa!);

2) Salvi dichiara nettamente la sua cultura socialdemocratica; rivendica la sua battaglia per lo scioglimento del Pci (“la scelta dell’89”) e la sua vicinanza ed affinità al Partito Socialista Europeo;

3) Salvi afferma, conseguentemente, che è su queste basi politico-teoriche, di sinistra riformista, che và costruito il nuovo partito della sinistra italiana (la “ cosa rossa” a cui alludono e per la quale lavorano anche Bertinotti, Gianni ed altri);

4) Il capogruppo al Senato della Sinistra democratica afferma che – appunto – va costruito un partito di sinistra, non una federazione o un’alleanza delle forze di sinistra.

Da tempo andiamo dicendo che la “cosa rossa” può essere la pietra tombale del progetto della Rifondazione Comunista e dell’autonomia politico e culturale comunista, con uno sbocco inevitabilmente governista e moderato.
Salvi – oggi – conferma questa nostra analisi e questo pericolo.
Noi abbiamo stima per le qualità politiche di Cesare Salvi, il quale, con sincerità, proclama la sua cultura socialdemocratica e si batte per sussumere in un progetto politico e organizzativo riformista altre forze, anche comuniste.
Chi non riusciamo a capire sono i dirigenti della maggioranza del Prc, che stanno al gioco di Salvi e Mussi, mettendo a rischio la vita stessa di Rifondazione Comunista.
Se non sono consapevoli del rischio di liquidazione del Prc dentro la “cosa rossa”, sono – politicamente – colpiti da cecità.
Se sono consapevoli, sono oggettivamente dei liquidatori. In entrambi i casi, le loro posizioni sono da battere.