martedì 14 agosto 2007

CHAVEZ E LA SECONDA RIVOLUZIONE

Per l'indipendenza economica dell'America Latina



Il presidente bolivariano sogna l'integrazione regionale, e per realizzare il suo sogno non conosce riposo. In un viaggio latinoamericano durato mano di una settimana Hugo Chavez ha inventato nuovi accordi energetici, invaso Argentina e Uruguay con una pioggia di gas, arrivato di corsa verso i paesi andini per creare la piu grande raffineria della costa del Pacifico e avviato Opegasur, la via dell'etanolo in America Centrale. L'altro giorno a Tarija, in Bolivia, la firma dell'ultimo accordo: il Venezuela di Chavez, l'Argentina di Nestor Kirchner e la Bolivia di Evo Morales hanno firmato un accordo da un miliardo di dollari per costruire un rigassificatore in Argentina da un lato, e una compagnia mista Caracas-La Paz per esplorare le montagne boliviane a caccia di idrocarburi. C'erano una volta le multinazionali del petrolio, ora arrivano gli accordi tra gli stati. Il «socialismo del xx secolo», per ora, sta facendo il pieno.
Dal 6 al 10 agosto Chavez ha toccato quattro capitali in cinque giorni, realizzato accordi energetici e ha promesso di usare a beneficio della regione quella che definisce «la più grande riserva di petrolio del mondo e la maggiore riserva di gas dell'America Latina».
Per cominciare, in Argentina verrà costruito un impianto di rigassificazione con una spesa di 450 milioni di dollari. Il gas, allo stato liquido, sarà trasportato via mare da Caracas alla località di Bahia Blanca, dove verrà trasformato e distribuito sul territorio nazionale. Il progetto sará realizzato dalla venezuelana Pdvsa insieme all'argentina Enarsa. In aggiunta, il Venezuela comprerà altri 500 milioni di dollari di buoni argentini, per la riconversione del debito, quantità che potrebbe raddoppiare entro la fine dell'anno.
L'Uruguay, attraverso accordi tra l'impresa nazionale Ancap e la Pdvsa, potrà sfruttare i giacimenti dell'Orinoco, riceverà petrolio grezzo e gpl dal Venezuela ed esporterà coke e clinker, - un precursore del cemento - nel paese Caraibico. In aggiunta, la Pdvsa acquista il 10% delle azioni di «Alcool de Uruguay» (Alur), impresa statale che si occupa della produzione di zucchero, elettricità ed etanolo a partire dalla canna da zucchero. Infine verrà studiata la costruzione di un impianto di rigassificazione anche sulla sponda orientale del rio de la Plata.
Dopo gli accordi atlantici, Chavez è volato a Quito, firmando un accordo con il presidente ecuadoriano Rafael Correa per la costruzione della più grande raffineria della costa del Pacifico, nella provincia meridionale di Manabi, che produrrá 300mila barili al giorno di greggio, con una spesa di 5 miliardi di dollari e la partecipazione di PetroEcuador (al 60%) e Pdvsa (al 40%). I due presidenti ne hanno approfittato per uno scambio di battute: il Venezuela chiede che l'Ecuador si unisca all'Alba (l'Alternativa bolivariana per le Americhe, di cui fanno parte Bolivia, Cuba, Nicaragua e Venezuela) mentre Quito vorrebbe che Caracas tornasse nella Can (Comunità sudamericana delle nazioni). Durante la sua prima tappa andina, Chavez ha offerto 5 miliardi di dollari come contributo alla riserva di 30 miliardi necessaria per attivare la Banca del Sud, nata nei mesi scorsi con la partecipazione di Argentina, Brasile, Bolivia, Paraguay e Uruguay.
In Bolivia, infine, Chavez ed Evo Morales hanno firmato un accordo per la creazione dell'impresa binazionale Petroandina (formata dalla Ypfb boliviana e dalla Pdvsa venezuelana) il cui primo progetto, con un investimento di 600 milioni di dollari, sarà l'esplorazione e lo sfruttamento di nuovi giacimenti di idrocarburi a nord di La Paz ed in altre zone del paese. Ai due presidenti si è unito nuovamente Kirchner, per la firma di accordi strategici che includono un credito di 450 milioni di dollari per la costruzione, in Bolivia, di un impianto di separazione di liquidi da gas naturale, complementare al «Gasdotto del nordest», quest'ultimo in territorio argentino. La riunione del triunvirato ha avuto anche la funzione di rafforzare la neonata Organizzazione dei paesi produttori ed esportatori di gas del Sud (Opegasur), creata lo scorso marzo a Buenos Aires.
Il progetto del «Gasdotto del sud», che doveva attraversare tutto il continente passando per il Brasile, si conferma in stand by. Secondo le parole dello stesso presidente venezuelano, pronunciate prima del suo viaggio, «il progetto si è raffreddato: non possiamo obbligare nessuno, non possiamo costruire da soli un gasdotto ed obbligare i paesi del sud America ad utilizzarlo». Il progetto iniziale prevedeva un percorso di ottomila chilometri ed investimenti di circa 20 miliardi di dollari.
Negli stessi giorni, Lula si è diretto in America centrale, per un viaggio che ha toccato Messico, Honduras, Nicaragua, Giamaica e Panama. Mentre in Messico si sono stretti accordi per l'esplorazione e l'estrazione di idrocarburi nel golfo del Messico, nei paesi centroamericani Lula ha giocato la carta degli agrocombustibili, con risultati alterni: dall'intesa perfetta con la Giamaica alle dure parole di Daniel Ortega, il presidente del Nicaragua, che ha affermato che «è criminale produrre etanolo dal mais».
La differenti orientazioni energetiche delle due potenze continentali, Venezuela e Brasile, fanno riflettere sul futuro dell'integrazione regionale. Il giornalista uruguayano Raul Zibechi, in un recente articolo, spiegava le differenze tra le due superpotenze: «Alcuni lavorano per un'integrazione sulla base di petrolio e gas, in modo assicurare l'autonomia energetica. Altri propongono un'integrazione basata sugli agrocombustibili, e mandano avanti la stessa politica dell'Impero».

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