martedì 16 settembre 2008

Tutti a Roma l'11 ottobre!

Scritto da FalceMartello

A chi ci chiede per quale motivo manifestare a Roma l’11 ottobre sarebbe forse semplice rispondere domandando come si può non scendere in piazza in un momento come questo. Il governo più reazionario nella storia della Repubblica ha aperto il fuoco e nel mirino ci sono tutti.

Ci sono i lavoratori di Alitalia e c’è l’intera istruzione pubblica, dalle elementari all’università, con tutti coloro che vi lavorano e studiano; ci sono gli immigrati, oggetto di provvedimenti ignobili e di una campagna di criminalizzazione e repressione anche questa senza precedenti nel nostro paese. Ci sono i dipendenti pubblici, genericamente definiti “fannulloni”. Ci sono i diritti di tutti i lavoratori italiani, sui quali Confindustria si sta scagliando armata di piccone tentando di demolire il contratto nazionale di lavoro, e con esso qualsiasi idea di sindacato che non sia rigidamente inquadrato nell’impresa e nelle superiori ragioni della produttività e del profitto. Ci sono delegati sindacali eletti dai lavoratori come Dante De Angelis, licenziato da Trenitalia per aver denunciato le carenze della sicurezza sui treni. Ci sono i lavoratori interinali colpiti dal decreto Brunetta. C’è il mezzogiorno, messo a rischio dalla cosiddetta riforma federalista. C’è quel che resta di pubblico nella nostra industria e nei nostri servizi.

Le destre passano all’incasso della vittoria elettorale di aprile e i poteri forti, anche quelli che nelle elezioni pendevano verso il Partito democratico, si allineano alla velocità della luce. La cordata dei “salvatori”, o meglio degli affossatori, di Alitalia è piena di nomi legati al Pd, da Corrado Passera a Colaninno. La classe dominante si ricompone attorno a Berlusconi e sulle macerie della sinistra massacrata nelle elezioni di aprile tenta una volata in una gara senza avversari.

Non si può certo dire infatti che il Partito democratico costituisca un elemento di contraddizione rispetto all’offensiva della destra. Privati della posizione di governo e senza una credibile prospettiva di ritornarvi a breve termine, Veltroni e compagnia girano a vuoto, parlano un giorno di dialogo con Berlusconi e il giorno dopo promettono di fare opposizione, in entrambi i casi approdando al nulla. Su tutti i temi sopra elencati, al di là delle parole più o meno risonanti, il Pd non è in grado di esprimere una vera opposizione per il semplice fatto che le sue concezioni partono in larga misura dalle stesse premesse di quelle del governo e a maggior ragione di Confindustria. Prova visiva di quanto scriviamo è stata l’immagine di Colaninno junior che in qualità di “ministro ombra” balbettava i suoi commenti sulla partecipazione di Colaninno senior all’operazione su Alitalia…

È vero che il Pd scenderà in piazza a fine ottobre; per cosa, però, non si sa.

L’offensiva del capitale mira lontano e profondo, dobbiamo saperlo, e sulla sua traiettoria c’è la Cgil. Il gruppo dirigente del maggiore sindacato italiano brancola nel buio più totale. L’intera stagione aperta dai famigerati accordi del 1992-93 è arrivata al capolinea, neppure la gabbia concertativa basta più a un’industria italiana in piena crisi di competitività. Oggi, a quarant’anni dal ’68, a gridare “vogliamo tutto!” sono i padroni. Epifani si trova di fronte alla scelta fra due mali: o capitolare di fronte ai ricatti del governo (Alitalia) e di Confindustria (modello contrattuale), sdraiandosi sulla linea della Cisl e aprendo un forte conflitto interno alla Confederazione; oppure rompere, alzarsi da quei tavoli-trappola e andare a uno scontro frontale in condizioni politiche estremamente sfavorevoli, un conflitto che la maggioranza della Cgil non vuole e non prepara e che guarda con sospetto e paura.

Queste sono le partite aperte, le partite decisive delle prossime settimane e mesi, nelle quali la posta in gioco è altissima; dal loro esito si determinerà infatti la possibilità o meno per Berlusconi di gettare le basi non solo di un governo, ma di un vero e proprio “regno” la cui durata sarebbe a quel punto difficile prevedere; e contemporaneamente si determinerà la sorte della Cgil, forse persino la sua integrità organizzativa, e l’intero schieramento della sinistra e del movimento operaio italiano nella prossima fase.

E qui entra in campo la data dell’11 ottobre, al cui appello di convocazione Rifondazione comunista ha dato formalmente adesione nel Comitato politico nazionale del 13 settembre. L’11 ottobre può, deve servire a un compito fondamentale: creare un primo momento di raccolta, di unione, di alleanza fra tutti coloro che sentono la necessità di questo conflitto. È uno strumento per rompere l’isolamento, che è oggi il nostro primo nemico.

Lavoriamo affinché in quella piazza ci siano tutti; non si tratta di fare l’appello dei reduci dell’Arcobaleno, ma di coinvolgere tutti coloro che devono affrontare l’attacco del governo. Ci vengano gli insegnanti che la Gelmini vuole tagliare e gli studenti che vorrebbe ricacciare nella scuola classista di quarant’anni fa; ci vengano i lavoratori Alitalia in lotta per il lavoro, ci vengano i dipendenti pubblici senza contratto e i militanti della Fiom e della sinistra sindacale che lottano per strappare la Cgil alla deriva concertativa… ci vengano tutti questi e tanti altri, portino in quella piazza le loro rivendicazioni, le loro lotte e anche le tante cose che l’appello non dice o dice male (ahi! questi “intellettuali”, queste “personalità”…).

Se riusciremo a farla così, allora questa manifestazione non sarà né una sfilata, né un rito, ma può diventare il trampolino di lancio per un autunno caldo senza il quale non possiamo neppure sognarci di fermare l’offensiva avversaria. Se l’11 riesce bene sarà di aiuto a tutti, a partire dallo sciopero convocato dai sindacati di base per il 17 ottobre, una data alla quale il Prc ha dato pure adesione e che può essere importantissima particolarmente nel mondo della scuola in subbuglio.

Siamo quasi a un anno dal 20 ottobre 2007. Quella piazza fu grande, grandissima, e altrettanto grande fu il tradimento delle speranze di quelle centinaia di migliaia di lavoratori e di compagni. Fu quindi una manifestazione sconfitta; eppure anche nella sconfitta fu un sussulto importante, il più forte, di un popolo della sinistra che sentiva che lo si stava portando nella palude e tentava uscirne prima che fosse troppo tardi. Fu anche, lo si vede ancora meglio retrospettivamente, un elemento di resistenza forte contro le tendenze dissolutorie che pochi mesi dopo avrebbero portato Rifondazione sull’orlo della distruzione. Se oggi possiamo scendere ancora in piazza, lo dobbiamo anche a quella manifestazione. Allora fu l’ultima battaglia in una guerra persa. Lavoriamo perché l’11 ottobre 2008 sia invece il primo passo nella risalita di una nuova Rifondazione comunista e delle ragioni dei lavoratori!

15 settembre 2008

Appello per la manifestazione dell’11 Ottobre

Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un’Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l’emergenza è evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali e nei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi
come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.

Questa è la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria è solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l’hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente, ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il più grave è la crisi ecologica planetaria. Spetta alla sinistra contrapporre un’altra idea di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone.

E’ una risposta che non può tardare ed è l’unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e politica.

Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un’opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi :

1.
riprendere un’azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso. La scommessa è ridare prospettiva a un ruolo dell’Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all’unilateralismo dell’amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all’occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;

2.
imporre su larga scala un’azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli “omicidi bianchi” è necessario intensificare i controlli e imporre l’applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro: lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;

3.
respingere l’attacco alla scuola pubblica, all’Università e alla ricerca, alla cultura, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E’ una vera e propria demolizione attuata attraverso un’azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l’introduzione di processi di privatizzazione, e un’offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L’obiettivo della destra al governo è colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l’esercizio dei diritti di cittadinanza. L’affondo è costituito da un’ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà;

4.

rispondere con forza all’attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell’autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;

5.
sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere diritto di cittadinanza alle richieste dei movimenti per la libera scelta sessuale e per quelle relative al proprio destino biologico;

6.

sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni, prima fra tutti l’acqua. Quella che si sta affermando con la destra al governo è un’idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un’idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell’esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell’uso delle risorse e l’uso delle fonti
rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E’ fondamentale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.

7.
contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l’immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.

Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un’opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in affanno. L’attuale minoranza parlamentare non è certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com’è da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all’attacco a cui è sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali). Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell’offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un’opposizione politica e sociale che abbia l’ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una mobilitazione a sinistra, per “fare insieme”, al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e
singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.

Al tal fine proponiamo la convocazione per il 11 ottobre di un’iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un’iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento è
contribuire all’avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.

Adesioni al 9 settembre

Anna Picciolini, Bianca Pomeranzi,

Maurizio Acerbo, Andrea Agostini, Mario Agostinelli, Vittorio Agnoletto, Andrea

Alzetta, Fabio Amato, Bianca Dacomo Annoni, Ciro Argentino, Giorgio Arlorio,

Giuseppe Albanese, Stefano G. Azzarà , Andrea Bagni, Rossana Ballino, Paola

Baraffi, Imma Barbarossa, Gianni Belloni, Alessandro Biasoli , Bianca Mara,

Carlo Baldini, Maria Luisa Boccia, Gabriele Bollini, Elio Bonfanti , Carlo

Borriello , Mara Bianca, Benedetta Buccellato, Alberto Burgio, Sergio Bellucci,

Gabriele Bollini, Nerina Benuzzi, Maddalena Berrino, Fausto Bertinotti, Stefano

Bianchi, Marina Bosco, Giacinto Botti, Augustin Breda, Antonio Bruno, Gloria

Buffo, Oriella Busetto, Bianca Bracci Torsi, Paolo Cacciari, Daniele Calli,

Maria Campese, Giovanna Capelli, Mauro Cannoni, Antonio Castronovi, Francesca

Cavarocchi, Maria Grazia Campus,Sergio Caserta, Wilma Casavecchia, Cesare

Chiazza, Elena Canali, Giuseppe Chiarante, Luciana Castellina, Guido

Cappelloni, Bruno Ceccarelli, Stefano Ciccone ,Aurelio Crippa, Mario Cena,

Luigi Cerini, Gianpiero Ciambotti, Paolo Ciofi, Anna Cotone, Eros Cruccolini,

Claudio Cugusi, Rosa Maria Cutrufelli, Sandro Curzi, Flavio Cogo, Luisella De

Filippi, Elettra Deiana, Nunzio D’Erme, Dante De Angelis, Loredana De Checchi,

Paolo De Nardis , Piero Di Siena, Antonella Del Conte, Walter De Cesaris, Elena

Del Grosso, Jose Luis Del Roio, Gemma De Rosa, Valeria Di Blasio, Pippo Di

Marca , Mauro Di Marco, Dalma Domeneghini, Ferruccio Danini, Eugenio Donise,

Erminia Emprin, Roberta Fantozzi , Pietro Folena, Riccardo Ferraro , Ciccio

Ferrara, Eleonora Forenza, Loredana Fraleone, Mercedes Frias , Francesco

Francescaglia, Davide Franceschini, Francesca Foti , Matteo Gaddi , Stefano

Galieni, Don Gallo, Clara Gallini , Rocco Giacomino, Matteo Gerardo, Alfonso

Gianni, Dino Greco, Fosco Giannini, Paul Ginsborg, Franco Giordano, Sergio

Giovagnoli, Claudio Grassi, Cristina Grandi, Heidi Giuliani, Chiara Giunti,

Alfiero Grandi, Giuseppe Gonnella, Celeste Grossi, Rita Guglielmetti, Paolo

Halacia, Margherita Hack, Giuseppe Joannas, Igor Kocijancic, Pietro Ingrao,

Donata Ingrilli , Beniamino Lami , Antonio Lareno, Rita Lavaggi, Gigi Livio,

Salvatore Lihygm, Mirko Lombardi, Roberto Latella, Umberto Lauren, Piero

Leonesio, Carlo Leoni, Orazio Licandro, Lia Losa , Salvatore Lihard , Dora

Maffezzoli, Ramon Mantovani, Laura Marchetti, Gerardo Marletto, Graziella

Mascia, Roberto Mastroianni, Corrado Mauceri, Filippo Miraglia, Sergio Mirimao,

Citto Maselli, Giorgio Mele, Paolo Menichetti, Lidia Menapace, Gennaro Migliore

, Gianni Minà, Siliano Mollitti, Mario Monicelli, Valerio Monteventi, Giorgio

Molin, Emilio Molinari, Andrea Morniroli, Andrea Montagni , Sandro Morelli,

Roberto Musacchio , Gianni Naggi, Amalia Navoni , Fabrizio Nizi , Simone

Oggionni, Andrea Occhipinti, Franco Ottaviano , Manuela Palermi , Mario Palermo

, Gianni Palumbo, Simona Panzino, Luigi Pegolo, Elisabetta Piccolotti , Silvana

Pisa, Francesco Piobbichi, Marina Pivetta, Giuseppe Prestipino, Giovanni

Prezioso, Ciro Pesacane, Renata Puleo , Carla Ravaioli, Luigi Regolo, Fausto

Razzi , Simona Ricotti, Tiziano Rinaldini , Giorgio Riolo , Anna Maria

Riviello, Mino Ronzitti, Rossano Rossi, Giovanni Russo Spena , Francesco

Saccomano, Mario Sai , Don Roberto Sardelli, Antonia Sani, Pino Sgobio ,

Ersilia Salvato, Pasquale Scimeca , Arturo Scotto , Luigi Servo, Anita Sonego,

Claudia Sacconi, Raffaele Salinari, Consiglia Salvino, Davide Scagliante, Paola

Scarnati, Aldo Semeraro, Patrizia Sentinelli,Antonio Sgrò, Graziella Silipo,

Massimiliano Smeriglio, Niko Somma, Gabriella Stramaccioni, Maria Luisa

Severi, Bruno Steri, Gigi Sullo, Luigi Tamburino , Federico Tommasello,

Patrizio Tonon, Massimo Torelli, Stefano Tassinari, Aldo Tortorella , Sergio

Tosini, Luca Trevisan, Mauro Valiani, Mauro Vannoni , Fulvio Vassallo

Paleologo, Benedetto Vertecchi, Nichi Vendola, Jacopo Venier, Pasquale Voza,

Sergio Zampini, Renato Zanoli, Maurizio Zipponi, Angelo Zola, Katia Zanotti

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